Dalle vetrine vuote alla visione urbana: perché dobbiamo conoscere la Teoria delle Finestre Rotte
Si è tornati a parlare della desertificazione commerciale a Pavia: 121 serrande abbassate, intere vie – come via Cardano – a rischio degrado. Un dato che fa riflettere.
Ma è necessario leggerlo con lucidità, senza cadere nella tentazione di pensare che ogni vetrina vuota si possa trasformare in un negozio domani mattina. Perché i problemi sono strutturali – costi, concorrenza online, nuove abitudini di consumo – e vanno affrontati con politiche economiche, fiscali e culturali di lungo periodo.
Nel frattempo, però, esiste un’altra urgenza, più silenziosa ma altrettanto pericolosa: il decadimento percettivo degli spazi urbani. È qui che entra in gioco un principio tanto semplice quanto potente: la teoria delle finestre rotte.
Secondo questa teoria sociologica e criminologica, se in un quartiere resta una finestra rotta e nessuno la ripara, presto anche le altre verranno rotte. Il degrado genera degrado. Il disordine visivo alimenta insicurezza e disaffezione.
Applicare questa lettura alle vetrine sfitte significa comprendere il valore strategico del decoro urbano.
Ecco perché l’iniziativa di Asso Promo Ter di Confcommercio Pavia in collaborazione con il Comune di Pavia – che propone ai proprietari di coprire le vetrine vuote con pannelli decorativi con fotografie della città– va letta non come un maquillage estetico, ma come una scelta intelligente di prevenzione urbana.
Curare l’immagine delle vie, impedire che diventino spazi anonimi o trascurati, vuol dire difendere la dignità del centro storico, proteggere il valore immobiliare degli edifici, mantenere alta la percezione di vivibilità e sicurezza.
Non e’ possibile cambiare l’intera economia del commercio in pochi mesi. Ma è possibile – e doveroso – prendersi cura del volto della città.
E sapere che ogni vetrina coperta con buon gusto è una finestra non rotta.
Una piccola azione, ma con un grande significato collettivo.