L’intelligenza artificiale non serve solo a far risparmiare tempo.
Serve a ridurre lo “sbattimento”.
In questo periodo mi capita spesso di essere chiamato da aziende e imprenditori per avvicinare le loro persone all’utilizzo dell’intelligenza artificiale.
Sottolineo utilizzo, non tecnica.
Non serve essere ingegneri o data scientist per trarne vantaggio: serve curiosità (ingrediente fondamentale e trasversale per stare al mondo), apertura, voglia di capire.
Nel mio lavoro di formatore ho capito che la vera leva per accendere il desiderio di avvicinarsi a questo mondo non è tanto il risparmio di tempo — perché il tempo non ha lo stesso valore per tutti.
La leva più universale è un’altra: ridurre lo ‘sbattimento’.
Quando interiormente ti senti dire “che sbattimento”, ecco, lì c’è un indicatore chiaro.
Vuol dire che un processo può essere semplificato, un passaggio può essere automatizzato, un flusso può essere migliorato.
È lì che l’intelligenza artificiale diventa utile, concreta e … umana.
Non serve conoscere il codice.
Serve conoscere il contesto, serve conoscere i propri processi.
E di conseguenza serve imparare a usare la tecnologia come una leva di leggerezza, non come una fatica.
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