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Scusa il Ritardo

'Non si fa aspettare una Signora'
Mancavano tre gradini ad ultimare la rampa di scala.
Mi ero fatto attendere, aveva ragione.
Avevo temporeggiato. 

Erano passati anni da quando la vidi la prima volta su un libro.
C’erano dei Monet, dei Rubens, ricordo di essermi intrattenuto davanti alla ‘Nave dei Folli’ di Hieronimus Bosch per diversi minuti.
Poi diciamocelo ... volevo far durare il più possibile quel momento di attesa.

Come quando da bimbo hai le bustine delle figurine dei calciatori in mano e non le apri per cullarti nel pensiero che hai ancora tutte le bustine da aprire e decine possibili combinazioni di figurine che potresti non avere e immergerti nel piacere di quella sensazione.

Ma mentre appoggiavo la suola sul gradino la voce si fece più grossa.
Ero lì soprattutto per Lei.
Avrei voluto portarle dei fiori, ma non avrebbe avuto dove metterli.

Era un appuntamento a tutti gli effetti perché lo desideravo da tanto. 
L’occasione era giunta in maniera spontanea senza programmarla. Qualche ora tra la fine di un appuntamento con un cliente a Parigi e la finale dell’Europeo che ci vide uscire sconfitti a testa bassa con ‘l’armada invincible ‘ spagnola.

Ricordo che ero tanto felice. Un appuntamento con un pezzo di eterno.

Perché davanti a tanta bellezza tutta insieme era difficile contenere le emozioni e non puoi che essere felice e grato.

Davanti alla traduzione del Bello e del Genio è difficile rimanere impassibili.

‘Scusa il ritardo’

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