Il verbo “credere” ha un che di fragile, come se tutto si giocasse sulla speranza, sull’attesa, sul “vedremo”.
Non basta crederci.
Molti hanno idee. Alcune anche buone.
Ma tiepide.
Le tengono lì, in bilico tra desiderio e dubbio.
Ci pensano, ne parlano, le immaginano ma non lasciano che le idee li trasformino.
L’idea giusta — quella vera — non ti chiede se hai tempo, se sei pronto, se è il momento giusto.
Ti entra dentro, e da lì non se ne va più.
Si aggancia ai gesti, si annida tra le ossa e i nervi, ti modifica il respiro.
Non è più un progetto.
È una necessità che preme verso la materia e per la sua realizzazione.
Non la governi, al massimo la servi.
La differenza sta lì.
Non nei mezzi, nel talento, nella strategia.
Sta in quella forza che costringe a muoverti, a cambiare vita, a rischiare. A insistere.
Chi ha un’idea tiepida, aspetta.
Chi ne è abitato, agisce.
Questa è la vera discriminante, la vera differenza tra chi sogna e chi realizza.