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Mia Madre

Mia Madre è diventata Mamma da bambina a 16 anni.
E’ una figlia del dopoguerra, un tempo in cui studiare era un lusso (e non parlo di Master) e rimanere incinta prima del matrimonio poteva essere considerato grave quanto rubare o forse di più.


La famiglia di mia madre era di origine contadina ed una delle storie che mi raccontava quando ero bimbo la vedeva impegnata, all’età di 12 anni, come “mondina” nelle risaie della bassa Pavese.


Le “mondine” o “mondariso” dal verbo mondare – pulire erano quelle donne che si vedevano nel periodo di allagamento nelle risaie con l’acqua fino alle ginocchia, a piedi nudi e la schiena curva chine a togliere le erbacce infestanti che disturbavano le radici delle piantine di riso.


Un lavoro faticoso ma che mi ha sempre raccontato con il sorriso sulle labbra, intonandomi i canti che tra compagne di risaia si facevano.
Il riso … le radici … le erbe infestanti … il lavoro duro.


Anche per me, come per quei chicchi di riso, mia madre è stata quella mano che con cura e attenzione ha lasciato che le mie radici si sviluppassero e attecchissero, che ha cercato di difendermi da erbe infestanti e di avvertirmi del pericolo di non farle avvicinare.


E’ attraverso il suo esempio di sacrificio e di lavoro duro che ho conosciuto il mondo ed è attraverso il suo carattere mai abbattuto che ho trovato forza e coraggio per imparare a stare in piedi nelle difficoltà.
Da piccolo pensavo che quando mia madre era giovane il mondo in cui aveva vissuto fosse in bianco e nero, così mi aveva insegnato la televisione dove i documentari che ritraevano quegli anni erano così.

E non riuscivo a capire come una donna così ricca di colore potesse starci dentro in un quel mondo grigio.


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