Conosco diversi imprenditori che hanno un fiume in bocca: parlano tanto, dicono molto, spiegano tutto, raccontano di sé.
Il flusso è costante e travolgente.
Ogni frase è un’onda, ogni idea una corrente.
Nelle orecchie invece hanno una diga.
Una diga che trattiene, filtra, esclude.
Una diga che non lascia passare le parole degli altri, i segnali del mercato, le emozioni delle persone, le intuizioni che arrivano da fuori.
Il risultato lo si vede nelle aziende che conducono: aziende che parlano tanto ma che ascoltano poco.
Essere bravi non basta.
Essere capaci non salva.
Essere pieni di sé, invece, può affondare tutto.
Il dialogo interiore da esplodere all'esterno deve avere la mano sul cambio, perché a volte serve rallentare, lasciare spazio, accogliere.
L’ascolto vero non è passivo:
è strategia e radice profonda del cambiamento sostenibile.
Ascoltare è un atto di umiltà e di forza.
Chi non sa ascoltare, prima o poi, parlerà solo a sé stesso.
Nel rumore di un’azienda che non risponde più.

Essere bravi non basta.
Essere capaci non salva.
Essere pieni di sé, invece, può affondare tutto.
Il dialogo interiore da esplodere all'esterno deve avere la mano sul cambio, perché a volte serve rallentare, lasciare spazio, accogliere.
L’ascolto vero non è passivo:
è strategia e radice profonda del cambiamento sostenibile.
Ascoltare è un atto di umiltà e di forza.
Chi non sa ascoltare, prima o poi, parlerà solo a sé stesso.
Nel rumore di un’azienda che non risponde più.